In caso di adolescenza rompere il vetro

Luca Nicoli (2024) - Enrico Damiani Editore

La via per l'autostima

Luca Nicoli, psicoanalista e padre, è autore del libro «In caso di adolescenza rompere il vetro – La via per l’autostima), un manuale che raccoglie le esperienze maturate negli anni con i ragazzi e le loro famiglie.

«Mi rivolgo ai genitori stanchi, ai genitori esasperati, ai genitori in burnout che hanno voglia non di una guida, ma di qualcuno che li accompagni a fare meno fatica. Quindi, non per diventare genitori migliori, ma per diventare genitori più comodi e più efficaci», racconta Nicoli.

Tra i 13 e i 17 anni, i ragazzi si trasformano; molti genitori raccontano di non riconoscere più i loro figli, ma che cosa succede durante l’adolescenza? «I bambini, che fanno di tutto per assecondare i desideri consci e inconsci dei genitori, improvvisamente vengono tempestati da una trasformazione fisica, psichica, emotiva e sociale e devono pensare a chi sono loro», spiega lo psicanalista. «Il conflitto più violento è quello tra devo separarmi dal mio genitore ma al tempo stesso ne sono terrorizzato, perché è la mia sicurezza. In realtà, le adolescenze più tranquille sono quelle in cui questa separazione è ben accolta anche dal genitore, mentre il dramma maggiore è per quelle famiglie in cui un’unione viscerale, con i propri bambini, costringe a una continua lotta tra strappi e riavvicinamenti», racconta Nicoli. 

Sulla base di questa consapevolezza ci si può preparare all’adolescenza del figlio? «Assolutamente sì. Il mio libro andrebbe letto prima, perché la crescita è un percorso lento, così come il distacco, il sostegno all’indipendenza e all’autostima. E se le fasi precedenti sono ben gestite, è tutto molto più semplice».

Cosa significa «rompere il vetro»? «Significa mettere mano nelle cose e non avere paura che ogni tanto ci siano dei cocci in giro». 

E, quindi, non temere il fallimento? «Non aver paura perché ogni operazione di artigianato fa trucioli, pezzi rotti e scarti. E ogni genitore fa continuamente degli sbagli, che non sono sbagli, ma sono esperimenti ed esperienze».

Quanto gli stereotipi sociali e i sensi di colpa condizionano la genitorialità? «Dico spesso che i sensi di colpa guardano indietro, a quello che non è stato fatto, ma non hanno nessuno utilità, sono solo auto-commiserativi. Dobbiamo uscire da questo paradigma della colpa, che ha una dimensione giudiziaria, e concentrarci sulla parola responsabilità che, invece, significa rispondere di quello che succede e guardare in avanti. Significa anche non occuparsi continuamente di punire e di punirsi, ma di cambiare e adattarsi». 

Un percorso che sicuramente può sembrare complesso ai genitori che stanno vivendo l’adolescenza dei figli, ma che si può affrontare serenamente seminando l’autostima. «Ci sono due nutrimenti fondamentali per l’autostima: il primo è lo sguardo degli altri, il secondo sono le esperienze e la possibilità di giocare nuovi ruoli. Quindi, quanto più adulti e ragazzi fanno esperienze creative e coraggiose, quanto meno hanno bisogno dei like, che siano social o rispecchiamenti narcisistici. Il problema è che stiamo togliendo agli adolescenti la maggior parte delle esperienze difficili».

Dal Corriere della Sera del 5.12.2024