A cura di Eleonora Addonizio, Silvana Magnani “nel GIARDINO DELLA CURA nutrire Emozioni e coltivare Pensieri”
Esperienza, teoria e metodo per il trattamento delle dipendenze.
Oggi i volti della tossicodipendenza sono variegati. Non sono cambiati solo i protagonisti, sono cambiate le sostanze e le modalità della loro assunzione. La dipendenza è stata da molti definita un fenomeno “fluido”: non più solo le sostanze stupefacenti, ma molteplici oggetti diventano “trigger” di una serie di comportamenti di dipendenza sempre più diffusi e difficilmente trattabili perchè sempre più spesso collegati ad un vuoto interiore che cerca di essere in qualche modo colmato. Il modello prevalente di consumo è il poliabuso: varie sostanze, legali e illegali, vengono usate alternativamente, in sovrapposizione e in supporto l’una dell’altra.
Il libro vuole descrivere e condividere alcune buone pratiche sviluppate in quarant’anni ,all’interno delle attività terapeutiche del progetto Fratello Sole della COOPERATE, per affrontare le manifestazioni problematiche che ruotano intorno al tema dell’addiction. E’ un’occasione di informazione per professionisti e non, per comprendere e dare senso a questa manifestazione sempre più diffusa che è il fenomeno della dipendenza. E’ un’opportunità di apprendimento sul funzionamento di alcune realtà di cura e prendere spunti su risorse e criticità nell’affrontare la cura e la riabilitazione della dipendenza. E’ una possibilità di riflessione riguardo alla decadenza di una società che spinge verso oggetti che allontanano l’individuo dal proprio mondo interno, dalle sue immagini e dai suoi significati. E’ l’offerta di uno spazio per pensare a che direzione dare al concetto del prendersi cura: quali tempi, quali spazi, quali significati.
L’argomento è affrontato dal punto di vista della relazione, pensata come perno centrale della cura, usando la metafora del giardino. Tutto ciò che accade nel giardino, nell’arco delle stagioni, accade anche nella psiche: “La caduta delle foglie, la paralisi della vita durante l’inverno, lo schiudersi dei germogli, il movimento dell’acqua tra le rocce. Sono tutte esperienze che anche l’individuo fa, solo che le esprime con i concetti complessi della psicologia, mentre il giardino le esprime con il linguaggio della natura.” (Hillman)
Come in un giardino, la relazione di cura è un’esperienza che raccoglie molti aspetti e sfaccettature. La metafora che si intende utilizzare per la descrizione del metodo “Fratello Sole” è quella della cura del giardino, in cui coesistono molteplici biodiversità, perciò la cura non è predeterminata ma è strettamente connessa alla specificità di ciascun individuo che entra in relazione con il trattamento: l’operatore di comunità come giardiniere; la persona che richiede aiuto come entità vitale che aspetta di germogliare e svilupparsi; il percorso terapeutico residenziale/semiresidenziale come terreno di coltivazione e facilitatore dello sviluppo dell’entità vitale.
Quindi la relazione che cura è l’esperienza del giardiniere che porta la sua saggezza di ciò che conosce nel modo di accogliere, progettare, trattare, sostenere ed è capace altresì di essere curioso e sensibile di volta in volta delle nuove forme che può assumere la necessità di cura.
Peculiarità del Progetto Fratello Sole è proprio la progettazione individualizzata del trattamento basata sulla co-costruzione di un percorso che promuova la crescita con l’obiettivo di mantenere la “biodiversità” anziché omologare gli esiti.
E’ centrale per raggiungere questo il concetto di “Slow Care”: non programmi senza fine, ma progetti terapeutici individualizzati, articolati, valutati in termini di processo e di esito, che rispettino i tempi di una crescita trasformativa. Valorizzando la diversità degli interventi è possibile offrire risposte integrate che permettano ai pazienti con dipendenza di sentire accolta la propria sofferenza.